domenica 2 marzo ore 17.30
sabato 8 marzo ore 21.00
di e con Alfonso Sessa
regia Duccio Camerini
produzione La casa dei racconti
Napoli, 1799.
Sangue, morti, una tragedia.
Ma Napoli è in Italia e le tragedie in Italia, a volte, fanno ridere.
Perché ‘tragedia’ dalle nostre parti può significare ‘paradosso’.
Dieci anni dopo la rivoluzione francese, uno sparuto gruppo di intellettuali, poeti e giuristi si rivolta contro Ferdinando IV di Borbone: peccato che il re fosse troppo ignorante per avere paura di loro.
La nobildonna Eleonora Pimentel fonda il ‘Monitore Napoletano’, il primo giornale di Napoli: peccato che la stragrande maggioranza del popolo fosse analfabeta.
Mario Pagano, eminente giurista, scrive il primo trattato costituzionale della Repubblica partenopea: peccato che i napoletani fossero monarchici.
Domenico Cirillo, medico e professore universitario decide di curare le ferite dei lazzari: peccato che fossero già in cancrena.
Francesco Caracciolo, ex ammiraglio della flotta reale, si mette al timone per intraprendere un folle volo nelle tumultuose acque della libertà: peccato che il mare del golfo l’inghiottì prima di salpare.
L’unico miracolo del 1799 è la liquefazione del sangue di San Gennaro.
Il sangue dei lazzari, invece, è rimasto un grumo duro: una grossa pietra che, ancora, ci fa inciampare.
Una storia raccontata con disincanto e ironia, attraverso un’affabulazione di basiliana memoria dove la lingua è “ndruppecosa, scurnacchiata, cazzimmosa, chiena chiena ‘e lutamma” come il ventre di Napoli.
La lingua di Neapolis è un fuoco d’artificio: delizia gli occhi quando appare, ma dopo resta la puzza della polvere.